Giustizia, Ponzio Pilato e astensionismo

La triste notizia che avvelena anche questo fine settimana riguarda la morte della signora malata di cancro che avrebbe voluto vedere suo figlio dodicenne (che non vedeva da oltre un anno) almeno per l’ultima volta. 

Detto, devastante reato, si reitera quotidianamente per anni (spesso per decenni) ecolpisce pesantemente numerosi aspetti della vita delle persone che ne sono fatte oggetto.

Figlio, “custodito” da un sedicente padre (c’è una bella differenza tra essere padre o procreatore) con la complicità dello stato e grazie al Ponzio Pilato di turno, che alla richiesta disperata di una malata terminale si “riservava” la decisione, probabilmente in attesa che accadesse ciò che è puntualmente accaduto.

Questa vicenda pone in evidenza almeno tre importanti problematiche che influenzano pesantemente e in negativo la vita delle persone che risiedono in questo paese:

  • leggi quantomeno discutibili, per non dire criminogene; 
  • un sistema Giustizia inadeguato (per usare un eufemismo);
  • l’astensionismo di milioni di italiani.

Nel caso in questione, tutto si origina da una legge (54/2006) apparentemente di civiltà e attenta ai diritti-bisogni del minore di coppie separate che –  nei fatti – si è trasformata nel principale strumento di tortura e di abuso nei confronti degli stessi e del genitore accudente. Una legge che, in nome di una bi-genitorialità forzata, più attenta ai desideri degli adulti che alle necessità dei figli, strappa questi ultimi alle proprie esistenze, agli affetti, alle amicizie, recidendo le reti relazionali fino a quel momento costruite per “ripristinare” un legame rifiutato o messo in secondo piano rispetto ad altre figure di riferimento (magari più meritevoli o più presenti?). 

Nel caso in questione, la signora defunta si era separata dal coniuge dopo “una vita di maltrattamenti” (fonte Di. Re), ma visto l’aggravarsi delle condizioni di salute aveva acconsentito che il bambino rimanesse temporaneamente con il padre (la figlia maggiore, invece, era rimasta con la signora). Da quel momento (gennaio 2022), il comunque padre, violando “indisturbato” le ordinanze del Tribunale impedirà al figlio e di tornare dalla madre e di poterla salutare per l’ultima volta. 

Lascio a voi pensare al dolore e allo strazio di questo bambino quando capirà che non potrà più rivederla.

Che giustizia è quella che si fa prendere a schiaffi dal violento/prepotente di turno; che non difende le vittime; che assiste inerme alla negazione dei diritti umani e non protegge i bambini?   

Pensavamo che le carriere dei Ponzio Pilato si fossero interrotte 2023 anni fa e invece stanno ancora lì, comodamente seduti sugli scranni giudiziari, a disattendere leggi e ad aspettare che qualcuno o qualcosa “risolva” le situazioni per loro, indifferenti alle conseguenze che la loro ignavia-incompetenza provocano. 

Lo strazio di questa donna e il dolore di un figlio a cui è stato negato anche l’estremo saluto è l’ennesima pagina nera di una giustizia (ma anche di una politica che le leggi le fa) che sembra più rispondere alle richieste particolari di determinate fasce della popolazione che alla sua funzione originaria ovvero “la volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto, secondo la ragione e la legge.” (Treccani) 

Figlio, “custodito” da un sedicente padre (c’è una bella differenza tra essere padre o procreatore) con la complicità dello stato e grazie al Ponzio Pilato di turno, che alla richiesta disperata di una malata terminale si “riservava” la decisione, probabilmente in attesa che accadesse ciò che è puntualmente accaduto.

Questa vicenda pone in evidenza almeno tre importanti problematiche che influenzano pesantemente e in negativo la vita delle persone che risiedono in questo paese:

  • leggi quantomeno discutibili, per non dire criminogene; 
  • un sistema Giustizia inadeguato (per usare un eufemismo);
  • l’astensionismo di milioni di italiani.

Nel caso in questione, tutto si origina da una legge (54/2006) apparentemente di civiltà e attenta ai diritti-bisogni del minore di coppie separate che –  nei fatti – si è trasformata nel principale strumento di tortura e di abuso nei confronti degli stessi e del genitore accudente. Una legge che, in nome di una bi-genitorialità forzata, più attenta ai desideri degli adulti che alle necessità dei figli, strappa questi ultimi alle proprie esistenze, agli affetti, alle amicizie, recidendo le reti relazionali fino a quel momento costruite per “ripristinare” un legame rifiutato o messo in secondo piano rispetto ad altre figure di riferimento (magari più meritevoli o più presenti?). 

Nel caso in questione, la signora defunta si era separata dal coniuge dopo “una vita di maltrattamenti” (fonte Di. Re), ma visto l’aggravarsi delle condizioni di salute aveva acconsentito che il bambino rimanesse temporaneamente con il padre (la figlia maggiore, invece, era rimasta con la signora). Da quel momento (gennaio 2022), il comunque padre, violando “indisturbato” le ordinanze del Tribunale impedirà al figlio e di tornare dalla madre e di poterla salutare per l’ultima volta. 

Lascio a voi pensare al dolore e allo strazio di questo bambino quando capirà che non potrà più rivederla.

Che giustizia è quella che si fa prendere a schiaffi dal violento/prepotente di turno; che non difende le vittime; che assiste inerme alla negazione dei diritti umani e non protegge i bambini?   

Pensavamo che le carriere dei Ponzio Pilato si fossero interrotte 2023 anni fa e invece stanno ancora lì, comodamente seduti sugli scranni giudiziari, a disattendere leggi e ad aspettare che qualcuno o qualcosa “risolva” le situazioni per loro, indifferenti alle conseguenze che la loro ignavia-incompetenza provocano. 

Lo strazio di questa donna e il dolore di un figlio a cui è stato negato anche l’estremo saluto è l’ennesima pagina nera di una giustizia (ma anche di una politica che le leggi le fa) che sembra più rispondere alle richieste particolari di determinate fasce della popolazione che alla sua funzione originaria ovvero “la volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto, secondo la ragione e la legge.” (Treccani) 

In ultimo, mi rivolgo ai connazionali che non vanno a votare, a quei milioni di novelli Ponzio Pilato che se ne lavano le mani pensando che tocchi sempre a qualcun altro fare la loro parte salvo poi lamentarsi. I primi colpevoli siete proprio voi, perché la vostra indifferenza, il vostro menefreghismo permette a pochi di decidere (a proprio vantaggio) per tutti/e.    

Pieranna Pischedda, Psicologa.

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