Vedo l’ennesimo video di una #poliziamorale iraniana che in maniera coatta e violenta costringe – anzi catapulta – una donna (tra l’altro bionda, il che mi fa pensare potesse essere straniera) dentro ad un pulmino, rea di avere indossato l’hijab in maniera scorretta.
Come ogni volta e in maniera subitanea, rabbia e indignazione mi assalgono e mi diletto nel trovare gli aggettivi più consoni per queste donne vestite di nero che si macchiano quotidianamente di nefandezze per conto di Allah.
In preda all’emozione primaria, mi faccio la solita domanda di come tutto questo sia possibile; di come queste donne interpretino – senza esitazioni – i dettami di un regime criminale e patriarcale che si nasconde dietro una foglia di fico di nome Dio, per giustificare quello che fa.
Fortunatamente, lo stato emotivo perturbante dura poco e si ricomincia a ragionare.
E mi viene voglia di sapere di più su queste donne che spiano altre donne per poterle punire ferocemente.
Come saranno cresciute, quale sarà stata la loro vita, sono felici? Lo sono mai state?
Difficile rispondere…o forse no.
In realtà, sono le vittime principali del regime che “servono” indefessamente.
E’ probabile che – in un tempo più o meno lontano – avranno vissuto come un abuso quell’abbigliamento e ingiusta la loro condizione…ma si sono arrese…o meglio… si sono arrese a sopravvivere.
Per questo, nere come corvi (e tali sono) si aggirano per le strade di un paese in balìa delle tenebre, alla ricerca di chi, invece, non vuole arrendersi.
Senza pietà, con accanimento, senza pensare minimamente alle conseguenze per le vittime, colpevoli, ai loro occhi, di incarnare una speranza, la stessa a cui hanno dolorosamente rinunciato e il cui ricordo è insopportabile.
La polizia morale iraniana rappresenta l’esempio più eclatante di Sindrome di Stoccolma: vittime che per poter sopravvivere hanno dovuto “abbracciare” completamente le ragioni del Potere… e perseguirle con più convinzione dello stesso.
Ora, nel nostro paese stiamo assistendo ad una potente ondata regressiva.
Ogni giorno vediamo tentativi, più o meno sfumati, di limitazione, compressione di diritti.
Prima che sia troppo tardi; prima di ritrovarci a fare i conti con un risorto #poterepatriarcale che decida a proprio piacimento delle nostre vite, siamo chiamate a scegliere:
#SindromediStoccolma o #DonnaVitaLibertà?
Non fate che poi Vi meravigliate.
PierAnna Pischedda, Psicologa