Bullismo: solitudine della vittima e tradimento amicale

Tempo fa mi è capitato di partecipare ad un webinar sulle tematiche del bullismo, impreziosito dalla partecipazione di una (ex) vittima:

un’attuale (e brillante) studentessa universitaria, “bullizzata”fin dalle scuole medie e per tutte le superiori.

Sin dalle prime battute del suo racconto, ricordo di essere rimasta impressionata dal tono di voce (rotta) e dal carico di sofferenza in esso contenuta. Sebbene la condizione di vittima non le appartenesse da qualche anno,il dolore,le domande, il senso di colpa (tipico), era ancora tutto lì, come una ferita che non riescea rimarginare.

Pur non essendo un evento in presenza, percepivo chiaramente lo stesso mio turbamento negli altri partecipanti.  

Dopo averci narrato il suo calvario, la ragazza accettò di rispondere ad alcune domande.

Premetto che il canovaccio ricalcava quello “solito”:

  • un bullo con problemi familiari importanti;
  • un corpo insegnante impaurito/assente/non formato e (soprattutto) solo, a gestire la situazione;
  • la solita claque dei coetanei a sostegno del bullo;
  • familiari ignari;

Poiché, nel corso del racconto, mi sembrava di avere avvertito – oltre all’estremo senso di solitudine – una particolare nota di risentimento nei confronti di qualcuno in particolare, quando fu il mio turno, chiesi quale fosse stato l’eventuale contributo/sostegno delle amicizie durante l’accaduto. La risposta fu raggelante: dopo essersi confidata e avere chiesto aiuto, la ragazza era stata rimproverata aspramente per la sua “attitudine” al lamento e per l’incapacità di risolvere autonomamente i propri “problemi”, fino ad essere abbandonata e ritrovarsi completamente sola all’interno del gruppo dei pari. Avendo cura di sottolineare quanto,questo,fosse stato determinanterispetto alla sua incapacità di reagire ai soprusi e denunciarli, nonché nel costringerla ad “accettare” il ruolo di vittima, l’unico rimasto a disposizione.  

L’età scolare, che attraversa quasi tutta quella evolutiva, è fondamentale per strutturare l’identità e l’acquisizione delle necessarie competenzeemotive e sociali, per instaurare relazioni interpersonali positive.

Ferite come questa (e non sto parlando solo del bullo) possono procurare “danni esistenziali” difficili da superare e il dolore ancora vivo della ragazza ne è una prova evidente.

La risposta e l’attenzione del contesto sociale-amicale in cui la vittima vive sono fondamentali, tanto da determinarne l’esito (positivo/negativo) e la soluzione.

L’isolamento; la perdita delle amicizie; il disinteresse; la mancanza di attenzione da parte degli adulti (familiari, insegnanti), sono le armi più potenti a disposizione del bullo: disarmiamolo.

PierAnnaPischedda

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Correlati