In/Consapevolezze

Una decina di giorni fa, in una rappresentazione teatrale improntata sul racconto di un femminicidio, il protagonista maschile – padre dell’assassino – conclude così un monologo improntato sul dolore dell’assenza dovuta all’espiazione di una pena:

Se servirà ce ne andremo via insieme, io e te. Senza donne, senza più nessuna donna, io e te da soli.”

E’ tutto qui, in questa frase. 

La frase di un padre ancora ignaro che ad avere armato la mano del figlio è stato proprio lui.

Perché – si sa – i frutti non cadono mai lontano dall’albero…anche se non è (fortunatamente) sempre così.

Nel nostro caso, l’albero è una cultura patriarcale che non risparmia nessuno, neanche gli uomini, chiamati a pagare un prezzo sostanzioso per i loro privilegi. 

Potrà sembrare strano ma,

  • Rinunciare e/o negare le emozioni, è un prezzo sostanzioso;
  • Crescere e vivere nella schizofrenia tra amore materno e paura della donna, è un prezzo sostanzioso; 
  • Strutturare la propria esistenza sul controllo e la coercizione è un prezzo sostanzioso;
  • Considerare l’altra metà del cielo in molti modi tranne che come essere umano autonomo e pensante – da trattare con rispetto – è un prezzo sostanzioso; 

Un quadro già abbastanza desolante, se finisse qui. 

Ma c’è di peggio. 

In molti, troppi, sentono il “bisogno” di doversi ulteriormente difendere da questi esseri ammalianti, malevoli, misteriosi… invidiati

L’attacco del branco – feroce e vigliacco – rappresenta la “soluzione ideale” per esorcizzare le comuni paure. 

Lo vediamo in azione ovunque: nei posti di lavoro; negli spogliatoi, nei bar; nelle scuole; nella politica, social, media…ovunque.   

Eppure, ogni volta che la cronaca ci ricorda lo stato dell’arte, sentiamo alzarsi – da più parti – toni stizziti o sdegnati, “non siamo tutti così”, “not all men”. 

Benissimo, ma dove siete? Dove vi nascondete?

Ci farebbe un enorme piacere vedervi prendere una decisa posizione ufficiale. 

Saremmo contente di sentirvi esprimere il vostro dissenso e la condanna – con nome e cognome – del violento di turno prima che lo stesso diventi protagonista della cronaca nera. 

Saremmo felici di vedervi educatori al rispetto dell’altro, ma soprattutto oppositori dei dis/valori del patriarcato;

Intendiamoci, per certi versi, Vi capiamo: non è facile prendere le distanze, tantomeno liberarsi dalle catene di questa filosofia dell’infelicitàe dell’oppressione.

Perché, chi lo fa o cerca di farlo rischia – nella migliore delle ipotesi – di essere ostracizzato, di essere considerato “nemico” a sua volta.

La cultura patriarcale non fa prigionieri, o ti allinei o ne subisci le conseguenze…la famosa solidarietà maschile è tutta qui. 

Più semplicemente, non esiste. 

E’ una gigantesca Sindrome di Stoccolma mascherata.

Nella mia professione, la parola che uso di più con le vittime di violenza è Consapevolezza. 

Consapevolezza di essere una vittima;

Consapevolezza di avere subìto un reato;

Consapevolezza di non avere colpe;

Consapevolezza dei propri diritti;

Di contro, dov’è la consapevolezza del violento?

Dov’è la consapevolezza del maltrattante/abusante?

Dov’è la consapevolezza dello stupratore e del branco di conigli stupratori?

Dov’è la consapevolezza di chi fa turismo sessuale minorile?

Dov’è la consapevolezza del femminicida? 

E, dulcis in fundo, dov’è la consapevolezza di tutti gli altri, quelli che stanno zitti o fanno finta di niente? 

Forse che l’omertà è sinonimo di innocenza? 

Il sommo poeta gli ignavi li ha collocati nel primo cerchio infernale.

La consapevolezza non c’è. Non pervenuta.   

C’è invece un universo di “allineati” (non solo uomini, badate bene), che si dibatte scompostamente mentre affastella una serie di giustificazioni per negare quanto la violenza di genere sia estesa e interiorizzata, ribadendo nel contempo la loro estraneità.

I professionisti che lavorano con gli autori di questi reati sono unanimemente concordi nell’individuare tale mancanza di consapevolezza come il problema principale, spesso insormontabile.

Finisco, quindi, con una constatazione che dovrebbe diventare consapevolezza di noi tutti: 

Finché avremo padri inconsapevoli; 

Finché avremo madri inconsapevoli; 

Finché avremo una società inconsapevole;

Continueremo ad avere figli inconsapevoli…e assassini.  

PierAnna Pischedda, Psicologa

                       

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