Trauma e Patriarcato

Le definizioni oramai acclarate di Trauma e di Disturbo post-traumatico da stress (PTSD) hanno avuto, nel corso della loro evoluzione, un percorso accidentato (per usare un eufemismo).

Pochi altri disturbi sono così strettamente legati e riconducibili direttamente alla condizione sociale della donna; allo stigma di genere; al potere sociale ed economico. 

Da subito, venne catalogato come “femminile”, in riferimento ad una costituzione più debole e ad una instabilità mentale connaturata, per questo denominato isteria (dal greco Hysteron, utero).

In realtà, già verso la fine dell’ottocento il neurologo francese J.M. Charcot aveva ipotizzato che i sintomi isterici fossero dovuti a fattori traumatici, seguito a breve da S. Freud. 

Quest’ultimo però, preoccupato dalle conseguenze, abbandonò quasi subito detto indirizzo di ricerca a causa delle pesanti, conseguenti, implicazioni sociali ovvero l’esistenza di abusi sessuali e della violenza domestica all’interno della famiglia patriarcale.

Il pericolo di una probabile ritorsione nei confronti della sua carriera non solo lo faranno desistere ma lo porteranno a ribaltare l’iniziale ipotesi per formularne una più allineata al potere: in questa nuova versione l’isteria non deriva più da un trauma sessuale bensì dal desiderio inaccettabile che lo stesso possa accadere (sic!).

Da quel momento in poi, le pazienti isteriche saranno considerate dall’opinione pubblica donne malevole e perverse, pronte ad inventarsi le peggiori menzogne per infangare l’uomo di turno, familiari compresi. 

Sarà solamente dopo i due conflitti mondiali, ma soprattutto il conflitto del Vietnam e le migliaia di reduci che mostrano gli stessi sintomi delle isteriche, che la società civile (non quella scientifica, già consapevole da tempo) dovrà riconoscere che qualcosa non torna.Si ha così la formulazione di una Nevrosi da guerra.

To be continued…

PierAnna Pischedda, Psicologa

                       

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