Quando il re è nudo

Il fatto del giorno e assist inaspettati.

Nei giorni scorsi, siamo venuti a conoscenza di due fuori onda divulgati dal programma della più grande rete commerciale nazionale che riguardavano alcune espressioni – verbali e non – di un giornalista, casualmente compagno (e padre di una minore) di vita del capo del governo.
A seguito di questo, la nostra Presidente del Consiglio ha sentito la necessità di prendere le distanze da ciò annunciando con un post la fine della relazione.
Vi chiedo però di scordare i protagonisti e vi invito a soffermarvi invece sul contenuto incriminato.
Lo faccio perché quello che abbiamo visto e sentito è da manuale. Sono bastati pochi minuti di “girato” per rappresentare plasticamente le molestie sul lavoro, l’arroganza e il senso di impunità di chi detiene il potere, l’omertà dell’ambiente circostante.
Premetto che io non seguo nessuno dei due programmi, do quindi per scontato che il materiale divulgato non abbia subito manipolazioni. In caso contrario, non cambia di una virgola il ragionamento.
Nel video si vede un giovanotto vanesio e piuttosto irrequieto (verbalmente e fisicamente) indirizzare le sue energie nervose in eccesso sui suoi colleghi in studio, ma in maniera particolare su una collega (di cui ignoro il ruolo nella trasmissione), rivolgendosi a lei con toni paternalistici, goliardici, canzonatori per finire in alcuni gesti poco carini e non richiesti. Mi riferisco, nello specifico, a quando il nostro eroe si avvicina notevolmente alla donna passando subitaneamente dalla distanza sociale alla distanza intima, saltando a piè pari quella sociale (secondo i dettami della Prossemica) per finire con un fastidioso contatto fisico (i due colpetti sulla testa) che di amichevole non avevano neanche l’ombra.
Il secondo contributo è ancora peggiore del primo.
Abbiamo ascoltato il triviale (reiterato) invito a partecipare a una forma poco “tradizionale” di passatempo e, ciliegina sulla torta, una forma neanche tanto velata di ricatto quando viene proposto un “do ut des” in cambio dell’inserimento in un gruppo di lavoro. Che eleganza! Che divertimento! Ma come sono spiritoso!
CHE SCHIFO.
Queste situazioni, si ripetono quotidianamente in ogni posto di lavoro quando nelle posizioni di comando troviamo disagiati in cerca di riscatto o – più semplicemente -predatori che si eccitano ad esercitare il potere nei confronti di chi non è in condizione di difendersi. Sono migliaia. Sono tanti. Sono troppi.
Così come le vittime.
E’ ora di finirla.

Pieranna Pischedda, Psicologa

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