Riflessioni all’ora del the

Quando parliamo di cultura del patriarcato e di interiorizzazione di concetti e pregiudizi sessisti, spesso, non ci rendiamo conto di quanto questo sia vero e di quanto il nostro pensiero e il nostro linguaggio ne siano permeati.

Pochi di noi hanno la capacità di individuare e contrastare – quantomeno nel “qui ed ora” -il loro potere pervasivo (e il livello di interiorizzazione), ancora meno a denunciare, con lucidità e coraggio qualsiasi aspetto del nostro quotidiano che ne è influenzato. Non a caso, chi si fa carico di questo, viene fatto oggetto di critica da più parti.

In realtà, ricordare a noi tutti, puntualmente, a tratti pedantemente (almeno questa è la percezione) sui tanti (troppi) aspetti del nostro vivere/pensare, non è per niente una rilassante e ripagante attività.

Questa sorta di estremisti dell’onestà intellettuale (passatemi la definizione) a volte veri e propri oracoli,non godono di simpatie neanche tra la maggior parte delle persone impegnate attivamente sul campo.

Questo succede perché, per certi versi, stanno lì a ricordarci quanto la strada sia lunga e difficile, quanto l’attenzione debba essere continua e quanto –noi tutt* – siamo fallibili.

Per questo quando ascolto ragionamenti/esternazioni che – a prima vista – sembrerebbero (a me, comune mortale) estremi e pretestuosi, conto sempre fino a cento e cerco di seguire “il filo del discorso”.

Per quanto mi riguarda, ho solo ammirazione per chi si fa carico di migliorare la società andando controcorrente, contro la narrazione mainstream…e continuaa farlo anche quando è proprio il “fuoco amico” quello più serrato.

Al resto dei “comuni mortali” (me compresa), chiedopiù forza e capacità di gestire la frustrazione quando sentiamo qualcun* che ci ricorda quanto ancora sia lunga e difficile la strada dei pari diritti e opportunità.

Pieranna Pischedda    

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