Abbiamo tutti saputo, nei giorni scorsi, della nota ufficiale che il Vaticano, attraverso il Segretario dei Rapporti con gli Stati, ha inviato allo stato italianocon “l’invito” a modificare il Disegno di Legge Zan ovvero “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità.”
Secondo il Vaticano, il ddl violerebbe, in alcuni passaggi, il Concordato tra Stato e Chiesa sancito dai Patti Lateranensi del 1929 (obsoleti?). Nello specifico, nel punto in cui non esenterebbe le scuole private cattoliche (che, ricordiamo, ricevono finanziamenti come fossero pubbliche) dall’organizzare attività in occasione della costituenda Giornata nazionale contro l’omo-lesbo-trans-fobia e, l’abilismo.
Ora, a parte la gravità dell’ingerenza vaticana su una delle funzioni principali (legislativa) dello Stato, cercherei di rimanere nel merito.
Il disegno di legge, come è opportuno, non si concentra esclusivamente sulla punizione di un eventuale reato, ma intende promuovere, con azioni specifiche, la conoscenza e il rispetto delle diversità.
Il problema principale sarebbe, quindi, rappresentato dall’azione di prevenzione/educazione affidata – come è normale che sia – alla scuola, agenzia educativa primaria. Per questo, si rimane perplessi davanti alle obiezioni del Vaticano, lo stesso di “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più importante di questo»(Mc 12,29-31).
Ora, sappiamo perfettamente che tutto ciò non ha niente a che vedere con Dio (che, eventualmente, sarebbe il colpevole della situazione in quanto Creatore delle suddette differenze) tantomeno con il messaggio di Gesù (come i vangeli documentano).
In realtà, si tratta di qualcosa di molto più terreno e prosaico: il controllo e il poter decidere della vita degli altri.
Qui non si vuole contestare la fede di nessuno, ognuno è libero di credere al Dio che si è scelto, ma trattasi di un rapporto personale, fra il credente e l’Entità suprema.
Lo Stato, invece, si deve occupare della comunità tutta, tenendo conto delle diversità e delle differenze – come da dettato costituzionale – per questo è e deve rimanere laico.
Pieranna Pischedda