Piccola storia ignobile

Ho preso in prestito il titolo di una canzone di uno dei nostri più famosi cantautori sperando, così, di rendere il più possibile il mio grado di indignazione.

Il suddetto articolo, intende  parlare di un brano di una famosa trasmissione del sabato sera di un canale privato nazionale, andato in onda il 7 gennaio.

Lo faccio, perché sono stata invitata a commentare e quindi (ahimè) a visionare.

Premetto che, prima di scrivere:

  • ho contato fino a 1.000;
  • ho provato per ben cinque (5) volte a vedere il filmato “incriminato” per intero, ma non sono andata più in là delle prime due frasi della signora, a causa dell’insorgenza  di un pronunciato senso di  nausea;
  • per questo, ho letto una serie di commenti di chi, diversamente da me, ce l’ha fatta;
  • ho letto le considerazioni di alcune persone ed associazioni rispettabili che conoscono perfettamente una particolare tipologia di reato e le dinamiche con le quali si esplicita;

Ergo, ritengo di potere dire la mia sull’accaduto.

In due parole, il brano “incriminato” riguarda la richiesta di una giovane donna (e madre di tre figli) che chiede al marito di essere perdonata per averlo tradito e di ritornare stabilmente a casa. 

Fino qui, niente da ridire, non intendiamo certo giudicare il senso personale della privacy. 

Il punto è che, man mano che la conduttrice va avanti nello spiegare la storia – e gli interventi dei due coniugi – si evince chiaramente un probabile ed evidente caso di violenza domestica da manuale.

Innanzitutto, ho provato a considerare le “ragioni” che avrebbero potuto consentire ad una trasmissione televisiva di mandare in onda – passatemi il termine – una tale porcheria perché, di questo, si tratta.

Non credo, dovrebbe bastare una semplice liberatoria di messa in onda, da parte dei protagonisti. L’etica professionale e l’umanità, dovrebbero fare la differenza, essere il valore aggiunto. 

Non solo, i due coniugi, non erano gli unici a stare davanti alle telecamere. Pur non essendo presenti fisicamente, in quello studio televisivo c’erano anche i tre figli della coppia e, vista la giovane età della signora, quasi sicuramente tre minori. 

Qualcuno, ha pensato alle conseguenze che la comparsata televisiva avrebbe avuto sulle loro vite (anche quella sociale) e la loro psiche ancora in fase evolutiva? 

L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, non ha niente da dire?

Qualcuno, nello staff della trasmissione si è reso conto di avere mandato in onda la violenza domestica come intrattenimento del sabato sera? 

Nessuno, nello staff, sa che la violenza domestica è un reato? 

Possibile che nessuno abbia avuto un rigurgito di coscienza, prima di mandare al macello (anche fosse la sua “volontà”) una giovane donna in palese difficoltà e darla in pasto ad un particolare pubblico, avido di pornografia del dolore, della sofferenza?

Nessuno, nello staff, anche quello legale (e questo tipo di trasmissioni ce l’hanno), ha mai sentito parlare di vittimizzazione secondaria?  

Ho letto decine di commenti e – contrariamente al solito – erano tutti concordi nel riconoscere la signora come vittima di un marito poco degno di essere chiamato “Uomo”; altri ancora che si chiedevano come mai la conduttrice, nonostante la situazione chiara, insistesse affinché il signore ritornasse a fare il coniuge-genitore.

Dal momento che si riconosce, alla conduttrice in primis, una grande professionalità nonché notevole esperienza, ciò che è andato in onda è oltremodo inspiegabile…a meno che non si tratti di una precisa linea editoriale (magari è sempre la stessa, ma io non guardo la trasmissione).

Una linea editoriale, a questo punto politica (non nel senso di partito), che mira a una “restaurazione culturale”; alla minimizzazione di condotte sanzionate dalla legge; all’utilizzo sfacciato delle fragilità della vittima, probabilmente diretta conseguenza del reato subìto.

A questo proposito, voglio rinfrescare a noi tutt* di cosa si sta parlando. 

Col termine violenza domestica si definiscono “Tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima.” (Convenzione di Istanbul)

A questo punto, mi chiedo e Vi chiedo: dov’è il rispetto dell’essere umano, in tutto questo?  

Cosa pensavano di fare gli autori della trasmissione, la conduttrice e la dirigenza?

Forse una buona azione? Non credo.

Allora, cosa?

C’è un limite a tutto.

Vergogna.

Pieranna Pischedda, Psicologa.

2 thoughts on “Piccola storia ignobile

  1. La necessità di denunciare questa controtendenza alla giustizia, a nome di Associazioni e donne, la dott.ssa Pischedda ha esternato il pensiero di chi giustizia vuole per l donne!

  2. Penso che l’unico commento sia ‘Vergogna”. Questa trasmissione sfrutta la lacrima facile senza pensare alle conseguenze. Spero che la nostra indignazione arrivi al garante e che questi faccia il suo lavoro

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