Guerra o Pace?

Assistiamo attoniti (e impotenti), da qualche giorno a quello che succede in Ucraina.

Premetto che si tratta solo dell’ultimo – in ordine di tempo – degli innumerevoli conflitti presenti nel mondo, molti dei quali a noi sconosciuti, altrettanti totalmente ignorati.

Dobbiamo anche riconoscere che, anche quelli conosciuti, risvegliano la nostra attenzione e preoccupazione per il tempo di vita di “un gatto in tangenziale”.

Però, questo conflitto, per una serie di ragioni, ci riguarda molto da vicino: alcune molto “terrene” (dipendenza energetica dalla Russia, importazionidi grano dall’Ucraina, violazione della sovranità territoriale di uno stato europeo) altre,più “umane”, legate al fatto che ciascuno di noi conosce almeno una famiglia ucraina: gli ucraini sono nelle nostre case, sono nelle nostre scuole, giocano con i nostri figli, ci sposiamo con loro. L’Ucraina non è nell’Unione Europea (aspira a ciò), ma è Europa. La sua invasione è un attacco all’Europa, l’Europa nata dalle ceneri della seconda guerra mondiale e dal dissolvimento dell’impero sovietico (il punto dolente). 

Ed è per questo che trovo sconcertante la polarizzazione (e semplificazione) del dibattito (pro o contro Putin; pro o contro Nato;) e i tentativi di razionalizzare, di giustificare l’ingiustificabile (invasione).

Innanzitutto, la guerra non dovrebbe essere MAI la soluzione semmai è il problema.

Per dirimere i problemisono necessari il Confronto, il Dialogo, il Rispetto dell’altro.

Ma se i “problemi”, in realtà, si chiamano Potere, Controllo, Sopraffazione, gli strumenti di cui sopra non funzionano proprio, sono praticamente inutili.

La Pace è una costruzione.

La storia ci insegna come, esercitare la guerra sia (paradossalmente) molto semplice, per chi la decide molto poco faticoso. La Pace, come per la Democrazia, implica una volontà e un impegno comune, un continuo, impegnativo, confronto fra le parti, i cui risultati si chiamano Trattati, si chiamano Accordi, che vanno sottoscritti, firmati, rispettati.

Pace e Democrazia, vanno sempre di pari passo.

Non si può dire lo stesso,invece, quando si ha a che fare con regimi autoritari, illiberali, totalitari.

La difficoltà, nel caso di Russia e Ucraina sta anche in questo. La prima, da tempo è una democrazia solo di nome e Putin è il suo, unico, padrone; la seconda, è una democrazia reale, con tutti i difetti delle democrazie (specialmente quelle giovani).

Mi auguro che questa gravissima crisi, destinata a cambiare l’ordine mondiale, finisca il prima possibile.

Per il popolo ucraino e per i rispettivi eserciti.

Mi auguro anche che l’Europa, sappia trasformare questo brutto momento nella possibilità di alcuni cambiamenti – che da anni ci si aspetta – che vanno nella direzione di un’Unione Europea scevra di sovranismi e nazionalismi che, come la storia – e anche questo presente – ci insegna,essere la prima causa di conflitto bellico tra i popoli. 

Per questo, è importante dare tutto l’appoggio possibile all’Ucraina.

Per questo, rimango sbalordita quando ascolto e/o leggo commenti infastiditi, addirittura indispettiti dalla resistenza della popolazione, che non si arrende e ci costringe a prendere posizioni e decisioni scomode. Per cui,

  • La pretesa che uno stato sovrano accetti di sottomettersi ad un altro, in modo da permettere a “noi” di continuare nelle nostre comodità giornaliere. 
  • L’accusa all’Ucraina di rompere equilibri predeterminati “solamente per la pretesa di vivere in libertà”.
  • La giustificazione dell’invasore, “perché è stato provocato”.

Con questo tipo di ragionamenti, avrebbe vinto il nazismo.

Con questo tipo di ragionamenti, non avremmo avuto la Resistenza e i partigiani.

Con questo tipo di ragionamenti, non sarebbero arrivati gli eserciti degli alleati a liberarci.

La storia, ogni tanto dovrebbe insegnarci qualcosa.

Pieranna Pischedda

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