È il momento di un partito delle (e per) le donne?

La notizia è di qualche giorno fa ma, nonostante la gravità, è passata in sordina.

Come è notorio, l’attuale governo polacco, nazionalista e ultra cattolico ha da pochi mesi vietato l’interruzione volontaria di gravidanza e già si cominciano a registrare le prime vittime. In questo caso, una donna di 37 anni, incinta di due gemelli.

La signora, era stata ricoverata poco prima di Natale, dopo la morte dichiarata di uno dei due feti. E qui comincia il martirio: i medici si rifiutano di intervenire e la costringono a portare in grembo (nel tentativo di salvare l’altro) il feto morto. Il secondo feto, morirà 4 giorni dopo. Indi,i medici, aspetteranno altri 2 giorni per intervenire. La povera donna, porterà in grembo un feto in decomposizione per sei giorni e morirà il 25 gennaio per sopravvenute complicazioni (sepsi).

Potremmo definirla una tragedia, in realtà trattasi di omicidio di stato, l’omicidio di una donna divenuta un mero contenitore di feti.

La Polonia, è oramai evidente, si sta avviando a grandi passi, verso quella china pericolosa che porta all’indebolimento della democrazia e dei diritti civili e sociali di determinate fasce di popolazione.

La morte di questa donna grida giustizia, peccato però che sia stata una legge dello stato a decretarne la stessa e – nello stesso tempo – a ribadire che la vita di una donna non ha valore, se non come contenitore di una futura (ma non ancora) altra vita.E che, in ogni caso, il contenuto (non ancora nato) avrà sempre più diritti del contenitore.

Anche in Italia si nega o si ostacola il diritto di autodeterminazione delle donne.

In alcune regioni i medici obiettori raggiungono il 100%, cancellando di fatto un diritto garantito dalla legge.

La rete dei Consultori (quelli ancora rimasti) rischia di essere “consegnata”, nel migliore dei casi (un buon numero lo è già) ad associazioni religiose (ricordo che nei consultori, tra l’altro, ci si occupa di contraccezione, di servizi per adolescenti, di orientamento sessuale e altro), nel peggiore, ad associazioni ammantate di religiosità (ProVita e simili), ma in realtà, emanazioni di partiti di ispirazione fascista (forza nuova).

Ma non è solo questo, è in atto un attacco (a volte mascherato) in piena regola alla libertà delle donne, che consiste nel limitare e/o cancellare diritti acquisiti.

Per fare questo, non c’è bisogno di provvedimenti “eclatanti”, basta non prendere i provvedimenti necessari o ignorare le problematiche esistenti.

Ad esempio:

  • Assenza (che allontana sempre più le donne dal mondo del lavoro)di politiche femminili (asili nido, congedo parentale obbligatorio);
  • Perdurante gap salariale;
  • Numeri emergenziali della violenza domestica, dei femminicidi, dei reati sessuali;
  • Una cultura, ancora profondamente maschio-centrica (e lo spettacolino offerto dalla politica nell’elezione del Presidente della Repubblica è solo l’ultimo degli esempi);

La lista, purtroppo, non si esaurisce qui.

Dovrebbe, però, esaurirsi la pazienza delle donne.

Il triste teatrino a cui abbiamo assistito pochi giorni fa, la leggerezza con cui si sono “utilizzate” alcune personalità di alto profilo, mandate al macello in quanto donne (nessun uomo è stato candidato ufficialmente) e, quindi, “immolabili”, non deve più ripetersi.

L’Italia e il mondo politico italiano sono chiamati al cambiamento, ma più di tutto, le donne sono chiamate a prendere coscienza dello sfacelo e delle responsabilità della classe politica attuale e precedente.

Prendere coscienza di non essere seconde a nessuno, di essere più capaci di questi incapaci e incompetenti.

E’ arrivato il momento di un partito delle donnee – soprattutto – per le donne.

Pieranna Pischedda

One thought on “È il momento di un partito delle (e per) le donne?

  1. È fondamentale avere la consapevolezza che dopo tanti anni di battaglie, c’è ancora molta strada da fare, anzi, direi che a volte piuttosto che passi avanti, ne vengono purtroppo fatti molti, troppi, indietro…

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