A distanza di cinque mesi dall’accaduto vorrei ritornare e ribadire alcune cose, in merito al fatto di cronaca che vedeva coinvolta l’insegnante licenziata, dopo essere stata vittima di revenge porn da parte del suo ex e relativi compagni di spogliatoio.
Per chi avesse problemi a ricordare, in breve, i protagonisti:
- un branco di conigli (che ossimoro) alcuni celibi, alcuni sposati (e padri), che si diverte condividendo trofei (fanno così anche gli psicopatici seriali) di “caccia”; anni fa potevano essere slip – e altre amenità – della (inconsapevole) preda, attualmente foto e video intime da inviare e condividere con sterminate platee social.
- un gregge di iene (altro ossimoro), sposate e/o fidanzate con questi eroi.
- La vittima, una ragazza colpevole di essersi innamorata di un individuo che si è poi rivelato essere ben poco degno di stima (per usare un eufemismo).
Il fatto.
Il gregge, una volta venuto a conoscenza dell’impresa (reato) del conigliesco branco, probabilmente spaventato delle conseguenze, sicuramente arrabbiato e ferito da tale comportamento,decide, in un capolavoro di Negazione e Spostamento (celeberrimi meccanismi di difesa freudiani)che, a pagare, debba essere la vittima incolpevole (ma facile capro espiatorio) delle gesta dei loro ominicchi.
Come? Contribuendo in prima persona ad infangare la stessa ovvero divulgando ulteriormente (reato) il video dello “scandalo” prima e – in un secondo momento – chiedendone la condanna (il licenziamento) sulla pubblica piazza.
Ed ecco le riflessioni:
- Mi auguro che – prima o poi – qualcuno si prenderà la briga di studiare (in primis se esiste) e di spiegarci il piacere maschile. Attualmente, lo stesso apparepiù legato alla narrazione del gesto (da condividere col gruppo dei pari) piuttosto che al piacere reciproco (e contemporaneo) dei due attori in causa;
- Piacerebbe sapere se è presente, almeno in una certa percentuale dell’universo maschile, la concezione di un atto sessuale come piacere voluto, reciproco e condiviso;
- Quanto al gregge di iene, dispiace constatare comela completa assenza di autostima (nel migliore dei casi), l’incapacità di chiedere (a sé stesse) di più che una semplice presenza o fattispecie di uomo al proprio fianco, abbia portato non solo a chinare la testa, metterla sotto la sabbia e/o fare finta di niente ma, per l’ennesima volta, ad affiancare il e farsi a loro volta carnefice. Per quanto ancora dovremo assistere a queste ignominie?
Ps. Nel frattempo, il nostro eroe (prode divulgatore seriale), davanti al giudice ha subito perso la sua baldanza e ha implorato la “messa alla prova” ed è di qualche tempo fa la notizia della condanna della direttrice scolastica, rea di avere istigato a divulgare ulteriormente il video incriminato al fine di motivare il licenziamento della vittima.
Niente, ma proprio niente, di cui andare fieri.
Pieranna Pischedda